Se Giove e Venere non irridevano
L’acrisia pavida guardia alla vergine
Celata: facile la via schiudevasi
8Al dio converso in auro.
L’oro ama invadere custodi e frangere
Torri con furia maggior che il fulmine:
Dell’argivo augure le case caddero
12Sommerse nell’esizio
Per lucro; fendere potè il macedone
Guerriero i claustri nemici e gli emuli
Duci conquidere co’ doni; l’ispido
16Nocchiero i doni allacciano.
Angoscia ed avida fame d’accrescerle
Seguon dovizie cresciute. Il vertice
Cospicuo estollere ben mi fu in odio,
20Mecena, onor degli Equiti.
Cui più rinunzia gli Dei più donano:
Nudo fra gli uomini di nulla cupidi
M’accampo, e all’aule dei ricchi trànsfuga
24Godo le spalle volgere: