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130 Le Odi di Orazio


Una, fra tante, de la nuzíale
    Fiaccola degna, fu splendidamente
    Mendace al padre rio, vergin per ogni
                36Secolo illustre,

Che «Sorgi, disse al giovane marito,
    Sorgi, chè il sonno eterno, onde non temi,
    Non ti sia dato; al suocero, alle ree
                40Sorelle sfuggi,

Che a lionesse simili i gheriniti
    Vitelli, ahi, fanno a brani; io, meno forte
    D’esse, nè te ferir, nè tra serrami
                44Tenerti ho core.

Me di catene atroci il padre opprima,
    Se fui benigna al mio povero sposo;
    Me dei Numidi a’ campi ultimi in cupa
                48Nave bandisca.

Va dove il piede e l’aura ti sospinga,
    Or che propizia è Venere e la notte;
    Va in fausto auspicio, e al mio sasso un compianto
                52Memore incidi.»