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Libro terzo, Ode XI. | 129 |
Tu puoi trarre con te le tigri e i boschi;
Tu ritardar la correntìa de’ fiumi;
A te soave l’infernal si arrese
16Usciero immane
[Cerbero, benchè il capo furiale
A lui muniscan cento serpi e dalla
Bocca trilingue pestilente flato
20E sanie emani.]
Ed Issíone e Tizio anch’essi il volto
Forzâro al riso, e secca stette alquanto
Delle Danaidi l’urna, allor che grato
24Molceale il canto.
Sappia Lide il misfatto e le famose
Verginee pene e il sempre vacuo doglio,
A cui dall’imo fondo l’acqua sfugge,
28E la perenne
Pena inflitta alle colpe anche nell’Orco.
Empie (di peggio e che poteano mai? )
Empie, poteano con acciar crudele
32Perder gli sposi!
9.—Rapisardi, Opere. Vol. V.