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124 | Le Odi di Orazio |
VIII.
Che mai di Marzo faccia alle calende
Io celibe, e che dir vogliano i fiori
E l’incensiere pieno e il foco in vivo
4Cespite acceso,
Tu, dotto in ambe le due lingue, ammiri?
Dolci banchetti e un capro bianco a Bacco
Io votai quando fui d’un tronco al colpo
8Presso a morire.
Compie ora l’anno, e questo dì festivo
Caverà al doglio il sughero impeciato,
Che a bere il fumo cominciò, quand’era
12Console Tullo.
Prendi, o Mecena, per l’amico illeso
Cento bicchieri; fino al dì produci
Le vigilanti lampe; e stia lontano
16Ira e clamore.