Così non lasciasi che in trave cipria
Seghi il mar mírtoo, nocchiero pavido.
S’africo infuria su’ flutti icarj, 16Mercator trepido gli ozj e le patrie
Campagne lauda; ma pure, indocile
D’inopia, i logori legni ristaura.
V’è chi con pàtere di vecchio massico 20L’ore indugevoli d’un poco abbrevia,
Or sotto un’arbore verde sdrajandosi,
Or presso al correre d’un sacro rivolo.
Non pochi i bellici campi ed il sonito 24Di tube e litui e le pugne, orride
Alle madri, amano; caccia altri a rigido
Ciel, della tenera consorte immemore:
O i cani il daino fidi avvisarono, 28O il cinghiai marsico le tese insidie
Ruppe. Me l’edere, di dotte premio
Fronti, ai celícoli mescon; me gelidi
Boschi e danze agili di ninfe e satiri 32Scevran dal popolo, se mai la tibia