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116 Le Odi di Orazio


Nè lascia a Tizio brutale il fegato
    L’augel, custode perpetuo all’empio
        Misfatto; avvinghiato è ramante
        80Piritòo da trecento catene.


V.


Che Giove regna nel cielo il fulmine
    Creder ne fece; che un nume è Cesare,
        I Britanni aggiunti all’Impero
        4Ed i Persi gravosi il vedranno.

Dunque il soldato di Crasso, a barbara
    Femmina abjetto sposo, de’ suoceri,
        (Oh Curia, oh perversi costumi!)
        8De’ nemici invecchiato è fra l’armi,

Sotto re medo lui Marso ed Appulo,
    E degli ancili, del nome immemore,
        Della toga e di Vesta eterna,
        12Stante ancor Giove incolume e Roma?