Contro al sonante scudo di Pallade
Tutti irrompenti? Qui stette l’avido
Vulcan, qui Giunone signora
60E chi al dorso mai l’arco non toglie.
Chi lava al puro fonte castalio
Gli sciolti crini, chi regge i licj
Dumeti e la selva natíva,
64Dio di Delo e di Pàtara, Apollo.
Forza, di senno scossa, precipita
Al proprio peso; temprata, accresconla
Anche i Numi, avversi alle forze
68Che il cor movono ad opre nefande.
[Di mie sentenze prova è il centímane
Gìa, prova è il chiaro Orión, che l’íntegra
Diana tentò, ma sott’esse
72Le verginee saette fu dòmo. ]
Sopra i suoi mostri gittata or lagnasi
La Terra, e i figli piange dal fulmine
Cacciati al sozzo Orco; nè il ratto
76Foco l’Etna sovrano consuma;