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dialoghi delle cortigiane. 197

due: o essere odiato e rimanerti bravo, o dormir con Innide e confessarti bugiardo.

Leontìco. Brutte tuttedue: ma scelgo Innide. Va’ dunque, o Chenida, e dille che son bugie, ma non tutte, ve’.

14.

Dorione e Mirtale.


Dorione. Ora mi scacci, o Mirtale, ora che son divenuto povero per te: quando ti portavo tante cose, allora io ero l’innamorato, io l’uomo tuo, io il signore, tutto io. Poi ch’io son ridotto al verde, t’hai trovato per amico il mercatante Bitino: io sono scacciato, e ti sto innanzi la porta a piangere, ed egli ogni notte è dentro, e si sollazza, tu gli fai carezze, e gli dici che se’ gravida di lui.

Mirtale. Questo non posso patire, o Dorione, quando dici che m’hai dato tanto, e che se’ povero per cagion mia. Facciamo un po’ il conto di tutte le cose che m’hai portate.

Dorione. Sì, o Mirtale, facciámolo. Un paio di scarpette di Sicione in prima, di due dramme: metti due dramme.

Mirtale. E dormisti meco due notti.

Dorione. E quando venni di Siria un bossoletto d’unguento di Fenicia, anche di due dramme, sì per Nettuno.

Mirtale. Ed io quando salpasti, i’ ti diedi quella camicetta marinaresca che ti giungeva sin qui alle cosce, per mettertela quando remavi: se la scordò in casa mia Epiuro il piloto quando dormì con me.

Dorione. La riconobbe Epiuro e se la riprese in Samo e ne avemmo le batoste grandi. E poi ti portai cipolle da Cipro; e cinque acciughe, e quattro perchie1 ti portai quando tornammo dal Bosforo. Che più? otto biscotti secchi in canestro, e un boccale pieno di fichisecchi di Caria; e infine da Patara

  1. Perchia, περκας, percas, e in napolitano perchie: in toscano pesce persico si dice la perca o perchia. Ma pesce persico m’avria guasto ogni cosa: ho usato la parola come la dicevano i Greci, i Latini, e come la dicono i Napolitani.