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190 | dialoghi delle cortigiane. |
rando? Non hai bevuto, non hai voluto toccar briciola di cibo, t’ho veduto versar lagrime durante tutta la cena: ed ora non cessi di guaiolare come un fanciullo. E perchè fai questo, o Carmide? Va, dimmelo: chè almeno passerò così la nottata, vegliando con te.
Carmide. L’amore mi uccide, o Trifena; e non posso più sopportarne le smanie.
Trifena. Che non ami me, si vede; perchè avendomi in poter tuo non mi curi, e mi scacci che ti voglio abbracciare, anzi hai fatto qui in mezzo a noi come un muro con la coltre, temendo ch’io non ti tocchi. Ma chi è ella, dimmela. Forse i’ ti potrei aiutare in cotesto amore, chè so come si hanno a menare simili faccende.
Carmide. Tu la sai certamente, ed ella te: ella è cortigiana conosciuta.
Trifena. Dimmene il nome, o Carmide.
Carmide. La Baciozza, o Trifena.
Trifena. Quale dici? chè sono due; quella del Pireo, testè sverginata, e di cui è innamorato Difillo il figliuolo del generale di quest’anno, e quell’altra che chiaman la Trappola.
Carmide. Questa: ed io misero a me, son morto, son perduto di lei.
Trifena. E per lei piangevi?
Carmide. Sì.
Trifena. È molto che l’ami, o se’ novello ancora?
Carmide. Novello no: son otto mesi che nelle Dionisiache la vidi la prima volta.
Trifena. Ma la vedesti ben tutta quanta la Baciozza? o le vedesti la sola faccia e le altre parti apparenti del corpo? Tu certamente non sei andato più in là con una donna che ha sopra i quarantacinque anni.
Carmide. Eppure ella giura che ne compirà ventidue a Febbraio che viene.
Trifena. E tu a chi più crederai, ai giuramenti suoi, o agli occhi tuoi? Rimirala bene, guardala un po’ alle tempie dove solamente ha capelli suoi, e il resto è una gran parrucca. Intorno alle tempie, quando svanisce il colore col quale ella si tinge, i capelli compariscon bianchi di sotto. Ma che ti