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dialoghi delle cortigiane. | 189 |
Rondinella. «Onde son costretto ad ubbidirlo, perchè mi accompagna sempre, e mi guarda attentamente, e non mi permette di guardare altri che lui. Se mi correggo e gli ubbidisco in ogni cosa, mi promette ch’io sarò felicissimo, e diventerò virtuoso ed illustre dopo di aver ben faticato. Ti scrivo queste poche righe appena, e di nascosto. Tu sii felice, e ricordati di Clinia.»
Rugiadosa. Che ti pare la lettera, o Rondinella?
Rondinella. È una cosa da Scita: ma quel ricordati di Clinia dà qualche speranza.
Rugiadosa. Anche a me è paruto così: ah io me ne moro per questo amore. Intanto Dromone m’ha detto che Aristeneto è un pederasta, e che sotto colore di studii egli si gode i bei garzoni; e che gliene dice tante a Clinia, e gli promette di farlo diventar pari ad un dio; e che gli fa leggere certi discorsi amorosi che gli antichi filosofi facevano ai loro discepoli: insomma è sempre intorno al garzone. Oh, ma egli ha minacciato di dire ogni cosa al padre di Clinia.
Rondinella. Bisogna, o Rugiadosa, imboccar Dromone.
Rugiadosa. I’ l’ho imboccato; ma senza di questo egli è mio, chè anche egli è cotto della Nebrida.
Rondinella. E non dubitare, chè tutto anderà bene. Io ho fatto un pensiero, di scrivere sul muro del Ceramico, dove Architele suol passeggiare, Aristeneto contamina Clinia. Così aiuteremo un po’ l’accusa di Dromone.
Rugiadosa. Ma come scriverai senza farti vedere?
Rondinella. Di notte, o Rugiadosa, pigliando un carbone a caso.
Rugiadosa. Bene, o Rondinella: aiutami anche tu a combattere quel tristaccio d’Aristeneto.
11.
Trifena e Carmide.
Trifena. Chi mai si prende una cortigiana, le dà cinque dramme, e si corica volgendole le spalle, piangendo e sospi-