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dialoghi delle cortigiane. 179

fai a Demonassa quel che fanno gli uomini? - Quello proprio, o Lena, non l’ho, rispose; ma non ne ho bisogno, e vedrai che fo in un modo particolare, e molto più dolce. - Ed io: Sei tu forse un Ermafrodito, di cui si dice che ne sono tanti, che hanno l’uno e l’altro? - Perchè io, o Clonetta mia, non sapevo ancora che faccenda era quella. - No, diss’ella, io sono uomo schietto. - Mi ricorda, soggiunsi io, che Ismenodora di Beozia la sonatrice di flauto contandomi le cose del suo paese, mi diceva come in Tebe ci fu uno che di femmina diventò maschio, ed era un grande indovino, e se non erro si chiama Tiresia. Fosse accaduto così anche a te? - No, Lena mia, rispos’ella; io son nata come tutte voi, ma l’inclinazione, il desiderio, e tutto il resto in me è d’uomo. - Ed io: E ti basta il desiderio? Risposemi: Statti, o Lena, se non credi, e saprai che non sono da meno degli uomini: ho un altro strumento che fa lo stesso giuoco: statti, che vedrai. - Mi stetti, o Clonetta, per tante preghiere che mi fece, e mi regalò una bella collana, e un paio di camice fine. Io l’abbracciai come fosse un uomo, ed ella mi baciava, e faceva, e anelava, e mi pareva si struggesse del piacere.

Clonetta. Che faceva, o Lena, e in qual maniera? chè questo proprio mi dei dire.

Lena. Non mi fare tante dimande: è una vergogna: ed io, per la Venere Celeste, non dirò niente più.

6.

Ciuffetta e Corinna.


Ciuffetta. O Corinna, e’ non era quel gran male che tu credevi di vergine diventar donna: l’hai veduto già, che ti se’ stata con un bel giovanotto, e m’hai portata la prima volta una mina, della quale ti compererò subito una collana.

Corinna. Sì, o mammuccia mia. Ma con le pietre rosse e lucenti, ve’, come quella di Filenida.

Ciuffetta. Così sarà. Ma odimi che ti vo’ dire un’altra cosa; che devi fare, e come comportarti con gli uomini. Noi non abbiamo altro rifugio per vivere, o figliuola mia. Son due