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dialoghi delle cortigiane. 177


Melissa. E che fece la vecchia, se ancora te ne ricordi?

Bacchide. Non si piglia molto, o Melissa; una dramma e un pane; ma si deve apparecchiarle ancora sette oboli sopra alquanto sale, e dello zolfo, e una teda. Questo si piglia la vecchia, e si deve mescerle anche una tazza, si deve, e la beve ella sola. Sarà pure necessario un oggetto appartenente all’uomo, come una veste, o le scarpette, o una ciocca di capelli, o altra cosa simile.

Melissa. Io ho le scarpette sue.

Bacchide. E queste ella le appende ad un chiodo, e le suffumica con lo zolfo, spargendo il sale sul fuoco, e ripetendo tuttadue i nomi vostri, il tuo e il suo. Poi cavandosi del seno una rotella magica,1 che ella porta a quest’uso, la gira dicendo certe parole incantate prestissimamente con la lingua, certi nomi barbari e spaventevoli. Questo fece allora. E indi a poco Fania tutto che dissuaso dai compagni e carezzato tanto da Febida l’amica sua, a me tornò tirato da quell’incantesimo. E m’insegnò ancora un altro gran segreto contro Febida, per fargliela odiare: osservar le pedate che ella lascia, e cogli occhi chiusi metter la pedata mia destra su la sua sinistra, e la mia sinistra su la sua destra, dicendo così: Tu sotto mi stai, io sopra ti sto. Ed io così feci appunto.

Melissa. Presto, presto, o Bacchide; chiamami la Sira. E tu, o Acide, prepara il pane, lo zolfo, e ogni altra cosa per l’incantesimo.

5.

Clonetta e Lena.


Clonetta. Odo una novità sul conto tuo, o Lena, che Megilla, quella ricca di Lesbo, è innamorata di te come un

  1. Io non so se questa rotella magica ρόμβος sia come quella ch’io ho veduto usare ancora da certi sciocchi contadini. È una tavola o una carta su la quale è dipinto un cerchio, la cui circonferenza è divisa in tanti numeri: nel centro è un ago bilicato, che chiamano saetta: fuori il cerchio i segni del zodiaco. Muovesi l’ago col dito, si nota qual numero è segnato, e si va a trovare il numero in un libro manoscritto, dove sono le più pazze e sciocche cose del mondo.