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176 | dialoghi delle cortigiane. |
che non l’ho veduto affatto: ed oggi fanno banchetto in casa di Parmeno suo compagno, egli e Simmiche.
Bacchide. Povera Melissa! Ma perchè questa discordia? La cagione ha dovuto essere grande.
Melissa. Io non la so neppur dire. Ultimamente ei risalendo dal Pireo (dov’era sceso, credo, per esigere un debito, per commissione di suo padre) quando entrò non mi guardò in faccia, non mi accolse secondo il solito mentre io gli andai incontro, ma scacciandomi che volevo baciarlo: Va, disse, da padron Ermotimo, o leggi quel che è scritto sulle mura del Ceramico, dove i vostri nomi stanno su i pilastri. — Chi Ermotimo, io risposi, chi? che pilastri dici? Egli non mi rispose, e senza cenare si corcò voltandomi le spalle. Che credi che io feci ad abbracciarlo, a smuoverlo, a baciargli le spalle per farlo voltare? Niente: non ci fu verso di rabbonirlo; anzi: Se più m’annoi, disse, me ne vado ora, benchè è mezzanotte.
Bacchide. Ma tu conoscevi Ermotimo?
Melissa. Che tu mi possa vedere, o Bacchide, più misera ch’io non sono ora, se io conosco alcun padrone Ermotimo. La mattina al canto del gallo si levò, e se ne andò. I’ mi ricordai che m’aveva parlato d’un nome scritto sopra un muro nel Ceramico, e tosto mandai Acide a vedere. Essa non trovò altro che questo scritto, quando s’entra, a destra verso il Dipilo, Melissa ama Ermotimo, e poco più sotto, Padron Ermotimo ama Melissa.
Bacchide. Scapataggini di giovani! Ho capito. Qualcuno volendo far dispetto a Carino, l’ha scritto per farlo ingelosire, ed egli tosto l’ha creduto. Ma se lo vedrò, gli parlerò io. Ei non ha mondo, è fanciullo ancora.
Melissa. E dove lo vedrai, se egli s’è chiuso e stassene con Simmiche? E per giunta i parenti suoi lo cercano da me. Oh, se io trovassi una vecchia, come t’ho detto, o Bacchide, i’ mi crederei salva.
Bacchide. C’è, o cara, una fattucchiera veramente brava, una Sira, ancor verde d’età e tarchiata, la quale quando Fania mio si crucciò meco, anche per niente, come Carino, mi fece far pace con lui dopo quattro mesi, che io già ne disperava; ma per forza d’incantesimi egli tornò a me.