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zeusi | 57 |
con le proboscidi e lanciandoli in alto, lacerandoli coi denti: insomma essi con quel che fecero diedero la vittoria ad Antioco. La strage fu grande: e dei Galati molti morirono, alcuni furono presi, pochi scamparono con la fuga nelle montagne. I Macedoni di Antioco cantarono vittoria, ed affollandosi intorno al re gli offerivano corone, e lo gridavano gran capitano. Ma egli con le lagrime agli occhi disse loro; Vergognamoci, o commilitoni, che dobbiamo la nostra salvezza a queste sedici belve. Se i nemici non si fossero atterriti del nuovo spettacolo, che eravam noi per loro? E volle che sul trofeo si scolpisse non altro che un solo elefante.
Ora io considero che il caso mio è simile a quello d’Antioco: per vincere la battaglia non ci vuole altro che pochi elefanti, spauracchi strani, gettar polvere negli occhi: le cose in cui io fidavo non sono tenute in nessun conto. È una centaura dipinta: questo solo fa colpo, questo pare, come è, una novità, una maraviglia. E tutt’altro adunque è fatica persa per Zeusi? Persa no: che voi siete pittori, avete l’occhio dell’arte, e niente vi sfugge. Oh, fossero le cose mie pur degne d’essere recitate in teatro.