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le immagini. 255

tezza delle mani, la proporzion delle palme, e la mollezza delle dita sottili in punta da quella degli Orti. Fidia le darà il contorno di tutta la faccia, la schiettezza delle guance, la simmetria del naso della sua Lennia; e la compostezza della bocca, ed il collo dell’Amazzone. Calamide l’adornerà della verecondia della sua Sosandra, e di quello stesso sorriso dignitoso e lieve: e le darà l’acconcezza e decenza delle vesti anche della Sosandra, se non che ella avrà scoperto il capo. E che statura le daremo? Quella della Venere di Cnido: ce ne darà la misura anche Prassitele. Che ti pare, o Polistrato? sarà bella l’immagine?

Polistrato. E specialmente quando sarà compiuta al punto. Chè ancora manca, o amico mio, una bellezza alla tua statua, nella quale le hai adunate tutte.

Licino. E quale?

Polistrato. Non la più piccola, o amico; se pure non credi che conferisca poco alla formosità il colorito conveniente a ciascuna delle parti del corpo, sì che le nere sieno d’un bel nero, e così le bianche, e quelle che debbono essere rifiorite di vermiglio. Però forse manca ancora il meglio.

Licino. E questo donde lo piglieremo? chiamerem forse i pittori, specialmente i più bravi nel temperare i colori, e dare il colorito? Sì, chiamiam Polignoto, ed Eufranore, ed Apelle, ed Aezione. Ma si spartiscano il lavoro: Eufranore colorisca la chioma, come quella che dipinse a Giunone; Polignoto le dia la bellezza delle sopracciglia, e l’incarnato delle gote, che diede a Cassandra nella stanza del conversare1 in Delfo: e le faccia anch’egli la veste di sottilissimo lavoro, dove assettata, dove fluttuante. Tutto il resto della persona lo dipinga Apelle, come specialmente dipinse Pancasta2 non troppo bianca, ma d’un leggiero incarnato: e le labbra le faccia Aezione, come quelle di Rossano. Ma lasciamo Eufranore ed Apelle, e pigliamo

  1. Il Gesnero a questo luogo cita il passo di Pausania (Phoc. pag. 657.) che può tradursi così. «V’è una stanza pitturata da Polignoto per voto fatto da quei di Cnido, la quale i Delfi chiamano Lesche (stanza del conversare); perchè quivi negli antichi tempi si ragunavano per conversare di gravi cose e di antichi miti. Dipoi Pausania descrive lungamente le pitture di Polignoto, ed anche la Cassandra, che erano in quella stanza.
  2. Pancasta, meglio detto che Pacata, fu concubina di Alessandro.