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110 | di una storia vera. |
l’isola se prima non si fosse quattro volte ben purgato con l’elleboro. Dicevasi ancora che gli Academici vogliono venirci; sì, ma s’astengono, e discutono, nè giungono a capire se l’isola esiste o no; ma credo io, perchè temono il giudizio di Radamanto, come quelli che han tolto via il criterio. Molti, come si diceva, si erano pure spinti a seguitare chi ci veniva, ma poi per pigrizia s’erano rimasti indietro, per non capire affatto, e s’erano tornati a mezza via. E questi fra tutti sono i più degni di memoria: in più onore era tenuto Achille, e dopo di lui Teseo.
Nei piaceri di Venere v’è gran larghezza: si mescolano allo scoperto, a vista di tutti, con femmine e con maschi, e non pare loro affatto vergogna: solo Socrate giurava che ei non faceva un mal pensiero quando s’accostava ai garzoni, ma tutti tenevano che egli spergiurasse; chè spesso Jacinto e Narciso confessavano, ed ei sempre no. Le femmine sono comuni a tutti, nessuno è geloso di un altro, ed in questo sono platonicissimi: i fanciulli si prestano a chi vuole, senza ripugnanza.
Non erano scorsi un due o tre giorni, ed io avvicinatomi al poeta Omero, essendo ambedue scioperati, chiacchierai di molte cose, e gli dimandai donde era, dicendogli che di questo sino al giorno d’oggi si fa un gran quistionare tra noi. Ed ei risposemi che sapeva come alcuni lo fanno di Chio, altri di Smirne, e molti di Colofone, ma egli era di Babilonia, e dai suoi cittadini non chiamato Omero, ma Tigrane; e che poi venuto in Grecia con altri ostaggi, qui chiamati omeri, aveva cangiato il nome. Lo dimandai ancora di certi versi riprovati, se erano stati scritti da lui: ed ei mi disse che tutti erano suoi; onde io mandai un canchero a Zenodoto ed Aristarco grammatici che cercano il pelo nell’uovo. E questo verso? Sì. E quest’altro? Anche. Oh, e perchè cominciasti da quel Cantami l’ira? – Perchè così mi venne in capo: credi tu che vi pensavo? – Ed è vero, come dicono molti, che scrivesti l’Odissea prima dell’Iliade? Costoro non sanno quel che si pescano. – Che egli poi non era cieco, come dicono, me ne chiarii subito, perchè lo guardai in fronte: onde non fu bisogno dimandarlo. E di queste chiacchierate ne facevamo spesso: quando lo vedevo sfaccendato, me gli avvicinavo, e gli domandavo qualche cosa: