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di una storia vera. 109

Nel desinare usano musiche e canti: sono cantati specialmente i versi d’Omero, il quale è lì presente, e banchetta coi Beati, ed è adagiato vicino ad Ulisse. Vi sono cori di fanciulli e di vergini: li guidano e gli concertano Eunomo di Locri, Arione di Lesbo, e Anacreonte, e Stesicoro ancora che vedemmo lì già rappattumato con Elena.1 Quando cessano questi cori di cantare, ne vengono altri di cigni, di rondini, di rusignoli, e quando hanno cantato anche questi, allora tutto il bosco risponde con un suono che pare di flauti, e i venti battono il tempo. Ma la maggior consolazione è questa: vi sono due fonti vicino al banchetto, una del riso, un’altra del piacere: tutti quanti prima di banchettare tolgono una buona sorsata o dell’una o dell’altra, così banchettano piacevoleggiando e ridendo.

Ora voglio parlare degl’illustri che ci vidi. Tutti i semidei, e quelli che guerreggiarono a Troia, tranne Aiace di Locri, lui solo dicevano punito nel paese degli empi. Dei barbari v’erano i due Ciri, lo scita Anacarsi, il trace Zamolchi, e Numa italiano: v’era ancora Licurgo lacedemone, Focione e Tallo ateniesi; ed i sapienti, eccetto Periandro.2 Vidi Socrate di Sofronisco, che chiacchierava con Nestore e Palamede: e vicino a lui erano Jacinto lacedemonio, il tespiese Narciso, Ila, ed altri belli. A me parve innamorato di Jacinto, e a molti segni si conosceva. Dicevano che Radamanto l’aveva in uggia, e più d’una volta l’aveva minacciato di sbrattarlo dall’isola, se egli seguitasse le sue baie, e non lasciasse l’ironia. Il solo Platone non v’era, ma dicevasi abitare una città che egli stesso aveva fatta, con quel governo e leggi che egli le aveva date. Aristippo ed Epicuro c’erano i primi, essendo piacevoloni e bravi compagnoni. V’era anche Esopo frigio, che faceva da buffone. V’era Diogene tanto mutato da quel di prima, da sposar Laide, spesso levarsi a ballare ubbriaco, e fare altre mattezze nel vino. Degli stoici poi non v’era nessuno: si diceva che ancora salivano il loro alto monte della virtù. Anzi udimmo dire che Crisippo non poteva entrare nel-

  1. Stesicoro cantò versi in biasimo di Elena: Castore e Polluce gli tolsero la vista: cantò la palinodia, e racquistò il vedere.
  2. Tiranno di Corinto.