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di una storia vera. 99

giorno appresso salpammo, e navigando c’avvicinammo alle nuvole, dove vedemmo con grande meraviglia la città di Nubicuculia, ma non vi scendemmo, chè il vento nol permise: pure sapemmo che ivi era la reina Cornacchia, figliola di re Merlo. Allora io mi ricordai del poeta Aristofane, savio e verace scrittore, al quale certi saccentuzzi non vogliono prestar fede. Dopo tre giorni vedemmo chiaramente l’Oceano, la nostra terra no, ma quelle che stanno nell’aere, le quali già ci apparivano color di fuoco e lucentissime. Il quarto giorno verso il mezzodì, cedendo a poco a poco e posando il vento, discendemmo sul mare. Come toccammo l’acqua non so dire il piacere e l’allegrezza nostra, facemmo banchetto di ciò che avevamo, e ci gettammo a nuoto, chè era bonaccia, ed il mare come una tavola. Ma pare che spesso un mutamento in bene sia principio di maggiori mali: due soli giorni navigammo con buon tempo, al comparire del terzo dalla parte che spuntava il sole a un tratto vediamo un grandissimo numero di fiere diverse e di balene, ed una più grande di tutte lunga ben millecinquecento stadi venire a noi con la bocca spalancata, con larghissimo rimescolamento di mare innanzi a sè, e fra molta schiuma, mostrandoci denti più lunghi de’ priapi di Siria1 acuti come spiedi, e bianchi come quelli d’elefante. Al vederla Siamo perduti dicemmo tutti quanti, ed abbracciati insieme aspettavamo: ed eccola avvicinarsi, e tirando a sè il fiato c’inghiottì con tutta la nave: ma non ebbe tempo di stritolarci, chè fra gl’intervalli dei denti la nave sdrucciolò giù.

Come fummo dentro la balena, dapprima v’era buio, e non vedevamo niente: ma dipoi avendo essa aperta la bocca, vediamo un’immensa caverna larga ed alta per ogni verso, e capace d’una città di diecimila uomini. Stavano sparsi qua e là pesci minori, molti altri animali stritolati, ed alberi di navi, ed ancore, ed ossa umane, e balle di mercatanzie. Nel mezzo era una terra con colline, formatasi, come io credo, dal limo inghiottito: sovr’essa una selva con alberi d’ogni maniera, ed erbe ed ortaggi, e pareva coltivata; volgeva intorno un du-

  1. Vedi il discorso intorno alla dea Siria. Nel tempio di questa dea erano Priapi alti trecento cubiti. (Scolio greco)