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82 intorno la vita e le opere di luciano.

bizzarria dei concetti saranno tenuti senza dubbio genuini.

XLIII. Segue un’altra maniera di scritti, che non sono nè dicerie nè declamazioni, ed io non so come chiamarli. Primo tra questi scritti vari è una specie di lettera che Luciano scrive ad uno, che pare sia un valente avvocato, il quale gli diceva: Tu sei un Prometeo. Operetta elegante, ed assai importante, perchè ci dichiara il giudizio che facevano di lui i suoi contemporanei, e che faceva egli stesso delle opere sue. Che vuoi dire che io sono un Prometeo? che le opere mie sono di creta? Oh, lo so che le sono fragili e cosa da nulla. Chele son nuove, e che io il primo ho osato di unire insieme la commedia burlevole ed il dialogo grave? Ma questa unione ardita e nuova non basta per la bellezza, se manca l’armonia e la simmetria. Or sono io riuscito ad unirle bene? Temo che gli uomini non s’ingannino a lodare la sola novità: temo che io mescolando due cose belle non ne abbia composta una brutta. Lo stesso concetto è nel Zeusi, quale a me pare (e lascio che altri vi noti alcuni nei) che sia nato dalla stessa mente, ma espresso in diversa forma, e quando Luciano ancor giovane rispondeva agli ascoltatori che ammiravano la novità delle sue dicerie. E questa lettera risponde a chi lodavalo dei dialoghi: però ella ti mostra un uomo di certo tempo, meno credente, dubitante anche di se stesso, e scrivente ad un amico con maggiore correzione ed arte e facilità.

XLIV. In questa Luciano parla de’ suoi scritti, nell’Apologia ragiona della sua vita. Aveva egli scritto un libro intorno a quei che stavano a mercede coi ricchi signori romani, e disonoravano la sapienza e sè stessi, senza cavare alcuna utilità da quella servitù volontaria. Gli fu fatta l’obbiezione: E tu non