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80 intorno la vita e le opere di luciano.

l’ordine che mi sono proposto. L’Encomio della Mosca è la satira delle declamazioni dimostrative, e dà la baia agli elogiatori del suo tempo, che non contenti di celebrare Dei, eroi, ed uomini famosi, magnificavano con le parole ogni cosa animata ed inanimata, e sin le più inette corbellerie. È satira, e non altro che satira: se no, è uno sciupo di parole, un’inezia che non meritava dì essere tanto illeggiadrita da un valente scrittore, che non parlava a caso, pregiava poco gli uomini e le loro opinioni, e non aveva il gusto di Domiziano a trattenersi con le mosche. Il giudizio delle Vocali è la satira delle declamazioni giudiziali. Non l’ho tradotto in italiano perchè ha tante malizie e giuochi di parole, che non possono tradursi in nessuna lingua: ma ne dirò qui in breve qualche cosa per darne un’idea.

I Greci e più di tutti gli Ateniesi invece del doppio sigma usavano il doppio tau, dicevano Tettalia invece di Tessalia, e scambiavano ancora parecchie altre consonanti, come il popolo da per tutto suol fare, onde nascono piacevoli equivoci. Luciano adunque non tanto per motteggiare gli Ateniesi di questo vezzo, che è naturale e scusabile, quanto per canzonare quei loro retori che in ogni piccolo piato si mettevano sul grande, e pigliavano il tuono di Demostene, finge che essendo Arconte Aristarco, il gran critico di Omero, innanzi al tribunal delle vocali si presenta il Sigma che accusa il Tau, e sciorina una diceria: «Finchè, o Vocali giudicesse, poco mi offendeva questo Tau, abusando della roba mia, e ficcandosi dove ei non doveva, io gli ebbi pazienza; e le cose che ei diceva, feci le viste di non le udire, adoperando quella moderazione che voi sapete che io serbo con voi e con le altre sillabe. Ma poichè è venuto in tanta baldanza ed arroganza, che fatto ardito del mio silenzio, cresce le offese e le vio-