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78 intorno la vita e le opere di luciano.

usata da chi ha poco a dire, o dai retori, e dai giovani, è pericolosa perchè conduce facilmente nel falso, essendo ben difficile trovare storia o finzione che quadri bene alla cosa, non sia più grande nè più piccola, e che il legame tra loro si vegga naturale e spontaneo. Nel Sogno, nell’Ercole, nel Bacco, e nell’Ambra la finzione è bella, ha un certo ardire di novità, ed è perfettamente accomodata al soggetto; e si passa dalla finzione al soggetto con bel modo, anzi nella finzione stessa lo vedi già trasparire; sicchè nella scelta di queste finzioni e nel modo di presentarle tu scorgi il giudizio e l’arte d’un uomo già maturo. Ma nelle altre dicerie vedi un giovane che si lascia trasportare dal suo ingegno, e purchè trovi una finzione bella, non si cura troppo se ella sia o no conveniente al soggetto, la vagheggia, l’adorna, se ne compiace di troppo, cornee quel quadro della Centaura nel Zeusi, e l’incontro di Anacarsi e Tossari nello Scita; e talvolta non si contenta di una finzione o di una storia sola, ma ne trova due, senza una necessità, soltanto per trasmodanza di fantasia, come nell’Erodoto e nel Zeusi. Questa sconvenienza fa credere a molti che esse non sieno di Luciano; ma se si attribuiscono a lui giovane, si può ammirare la finzione per sè stessa, e separata dal soggetto: come per esempio quanta freschezza leggiadria non è in quei due quadri della Centaura, e di Rossane? La maniera che in tutte è la stessa, mi fa credere che tutte sieno dello stesso autore. Queste dicerie erano recitate a scelto numero di ascoltatori, ed alcune di esse potevano essere prolusioni, cui seguitavano altri discorsi che esponevano precetti di eloquenza. Oggi in Inghilterra alcuni professori di scienze e di arti, e i colti esuli che vanno ivi a cercare libertà e mezzi da vivere, sogliono recitare innanzi ad elette persone certi discorsi che chiamansi lectures, nei quali danno saggio