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intorno la vita e le opere di luciano. 75

alle regali mense in Alessandria, avevano corrotto il gusto ed il giudizio.

XXXVIII. E dai Greci antichi del buon tempo egli trasse ancora la forma generale del suo stile e della lingua. Corrispondente ai concetti, lo stile è popolare, ed è ancora mirabile per lucentezza ed eleganza. In Antiochia ed in Alessandria le idee nuove erano assai sparse, la lingua s’era intorbidata e non faceva più trasparire schietto il pensiero, la servitù ed i costumi guasti avevano corrotto il gusto; sicchè le piacevolezze popolari erano lazzi non motti gentili, e la forma generale del dire non era bella, e non poteva essere adoperata da un artista. Atene per contrario era sempre la fonte dell’ellenismo: ivi le idee, la lingua, i costumi erano rimasti schiettamente antichi: onde Luciano trovando quel popolo più conforme alla natura del suo ingegno, fermossi in Atene, ed apprese la lingua dalla bocca del popolo, e lo stile nelle opere degli scrittori. Negli scrittori attici, e sopra tutti nel leggiadrissimo Aristofane, egli avvezzò la mente a quella sobrietà che è pregio raro in un retore, e raro negli uomini asiani, voluminosi nel dire come nel vestire. Quel suo dire schietto, libero, riciso e semplice, e in quella semplicità elegantissimo, non è tutto natura in lui, ma con lo studio ei l’acquistò, come con lo studio si rendè libero l’intelletto. E fa maraviglia considerare che Luciano fra tanto rimescolamento di popoli che confondevano idee, costumi, lingue ed ogni cosa, e fra tutti gli altri scrittori del suo tempo, che nel pensiero e nella lingua ci mostrano segni di quella confusione e procedono con certo impaccio, egli solo va sicuro di sè, usa stile franco ed evidente, lingua pura, modi svelti ed efficaci: sicchè egli è riputato ristoratore dell’atticismo, e va annoverato con gli antichi tra i migliori scrittori che ebbe la