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72 intorno la vita e le opere di luciano.

dialogo. Questo dialogo drammatico appartiene interamente a Luciano; e tutte le sue opere per questo si chiamano confusamente dialoghi, quantunque non tutte abbiano questa forma. La quale non fu da altri seguita nè imitata, perchè mutati i tempi mutarono anche i concetti e le forme di essi. Per scrivere dialoghi come questi di Luciano non basta essere scettico, ed avere gran dovizia di motti e di piacevolezze, esser facile scrittore ed arguto ed elegante, e tutto quello che vuoi, ma bisogna trovarsi in un tempo come quello, e sentirsi libero e superiore ad un mondo con cui scherzare. Quando egli tratta dell’arte, nella quale crede e non può sentirsi libero, non adopera mai la satira drammatica, ma la discorsiva, come nelle opere Di quei che stanno coi signori, Del modo di scrivere la storia, la Storia vera, il Precettore dei retori, il Giudizio delle vocali, l’Encomio della Mosca. Di rado usa il dialogo; e se gli viene il capriccio di rappresentare le sciocchezze che alcuni fanno nell’arte, e delle quali egli si sente liberissimo, allora solamente usa il dialogo drammatico che gli viene spontaneo, come nel Lessifane. Per queste ragioni io credo che se egli avesse ardito di scrivere satire politiche, non l’avrebbe fatte drammatiche ma discorsive, non avrebbe scritto dialoghi ma sermoni, come quelli di Persio e di Giovenale. La satira politica può essere amara, violenta, terribile, rovente quanto vuoi, ma se manca la libertà pubblica, le mancherà il pregio dell’arte, le mancherà quell’aere sereno nel quale vive la ragione e la bellezza.

XXXVII. Non bisogna confondere il dialogo drammatico con un’altra forma più breve di leggiadri dialoghetti, iquali a mio credere sono una imitazione dei Mimi, specie di brevissime commedie usate dagli antichi poeti siciliani. «I Mimi inventati e perfezionati da