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70 intorno la vita e le opere di luciano.

mente non v’è altra forma che la satira: e la satira è la rappresentazione del reale in opposizione dell’ideale, del falso in opposizione del vero, anzi del vero stesso in uno dei suoi momenti. Questa rappresentazione si fa naturalmente con l’imitazione: e presso tutti i popoli la satira ha avuto la sua naturale origine nella commedia. In Atene, dove per la piena liberta popolare era lecita ogni imitazione, la satira fu lungamente unita alla commedia, crebbe liberissima, e giunse ad una perfezione ignota altrove. Le rappresentazioni che si facevano dai contadini siciliani, dagl’istrioni etrusci, e dagli atellani erano libere solamente nelle oscenità: poco di religione e poco di politica potevano toccare senza offendere la gelosia sacerdotale, e l’aristocrazia dorica ed etrusca. Sicchè dove non fu libertà popolare ivi la satira non fu drammatica ma discorsiva, come è quella dei Latini, di altri poeti greci non ateniesi, e dei moderni. Pure la satira anche discorsiva ritiene sempre molto della sua original forma, e introducendo persone a parlare, e frammischiando dialogo e descrizione, si sforza di rappresentare al vivo le cose e le persone. Luciano essendo naturalmente inclinato al motteggio, avendo trovato liberissimo il campo nella religione non più creduta, nella filosofia diventata scettica, nei costumi rilassatissimi, e dotato d’immaginazione potente, di senso acuto, di discorso facile ed elegante, non poteva adoperare altra forma che quella della satira drammatica, nè seguire altro esempio che quello del comico ateniese. Ma Aristofane era in tutto e pienamente libero, e però spaziava nella commedia, che è rappresentazione della vita intera: Luciano non era libero se non nella religione, nella filosofia e nel costume, e libero d’una libertà in gran parte astratta, però si restrinse in una forma più breve, ed inventò un certo dia-