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intorno la vita e le opere di luciano. 53

alcun conforto alla vita dolorosa, si appiglia più all’arte come alla cosa meno vana che esista nell’universo. Il concetto di Luciano così compiuto per i tempi suoi e così popolare, così sicuro, e pieno di tanta gaiezza e lucentezza di arte, non è più possibile nei tempi nostri, e a noi pare superficiale: perocchè la ragione è penetrata assai a dentro nelle cose, da tutti si sente che sotto la bellezza ci è una verità trista, un contrasto eterno ed invincibile; e gli uomini non si trovano più in quella condizione di tempi tra un vecchio mondo che doveva cadere, ed un nuovo che sorgeva.

XXXIV. Il concetto che Luciano ci presenta della filosofia, è espresso e personificato nel suo Menippo. Io non so se questo personaggio fu reale o è immaginario, nè importa saperlo: il certo è che Luciano ci presenta in lui un tipo del sapere volgare, uno già filosofo cinico, cioè della setta più plebea, poi non più filosofo in nessuno modo, ma un libero e piacevole vecchio che ride sempre, e motteggia questi vanitosi filosofi. (Vedi il primo dialogo de’ morti.) Egli non solamente sa di non sapere nulla, ma sa che il sapere è nulla, e ride di coloro che credono di sapere. Questo sapere è interamente negativo, ed il suo concetto è fuori della scienza. Sempre e per tutto la moltitudine vuol trovare la verità nel mondo sensibile che è il mondo delle apparenze, e non intende che ella è puro pensiero, e non si trova che nel mondo del pensiero. La scienza campeggia in una regione libera e superiore, e non ritiene del mondo inferiore che il solo linguaggio da lei adoperato in senso diverso dal comune: e per il solo linguaggio, che la moltitudine crede d’intendere, ella può essere beffata, perchè presenta molte apparenti contraddizioni. Ma ella era giunta nello scetticismo a negare sè stessa e distruggersi; Menippo era stato filosofo, è non era più, aveva