Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
36 | intorno la vita e le opere di luciano. |
sotto il mantello del filosofo, e sapevano che nel mondo non si vive di astrazioni, non si lasciavano abbagliare dalle apparenze, e ridevano di una dottrina che non bastava ai buoni, e giovava tanto ai tristi. Questa dottrina fu comune tra i Romani più che le altre, perchè essi apprendendo filosofia quando erano già corrotti e quando questa era già declinante, non ebbero che due dottrine a seguitare: o l’Epicureismo o lo Stoicismo; due vie a tenere, o andando a seconda del secolo sprofondarsi nei piaceri ed aggradire ai potenti, o opponendosi al secolo vagheggiare una libertà astratta, e far guerra agli oppressori; o vivere corrottamente come Mecenate ed Orazio, ricchi e cari ai padroni, o morire incontaminati come Catone, Bruto e Trasea. Il princicipio dello Stoicismo si accordava al modo onde i Romani concepivano il diritto, alla loro indole severa, e porgeva certa utilità nella fierezza dei tempi: però fu professato dai più eminenti Romani, i quali si svenavano con lo stoico a lato che ragionava dell’immortalità dell’anima e della libertà.
Il Greco che era vissuto nella sua armonica unità nazionale, non aveva avuto valore individuale: ciascuno aveva operato nella città, nella tribù, nella fratria cui apparteneva, e aveva pensato nella scuola cui egli seguitava. Quell’unità si ruppe, perchè l’uomo sentì di avere un valore per se medesimo; quindi operò da sè solo, e pensò con la sua ragione propria. Ed ecco lo scetticismo, filosofia di liberi intelletti, la quale si va spargendo nella moltitudine e diventa pratica, perchè ormai nel mondo la libertà era il gran bisogno cui si doveva soddisfare, e l’uomo in ogni cosa sentiva di avere un valore per sè solo. Specie di anarchia intellettuale è questa, che, come la politica, è inevitabile e necessaria quando si rinnova uno stato: e allora rin-