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364 | una vendita di vite all’incanto. |
Compratore. Questo poveretto è pazzo malinconico. Per me non vo’ comperare nè l’uno nè l’altro.
Mercurio. Ed anche questi rimangono a noi.
Giove. Mettine al bando un altro.
Mercurio. Vuoi quell’ateniese, quel ciarliero?
Giove. Quello sì.
Mercurio. Vieni qua tu. Noi mettiamo al bando una vita buona e sennata: chi compera questo santo?
Compratore. Dimmi, che conosci tu specialmente?
Socrate. Io sono amatore di giovanetti, e dottissimo nell’arte di amare.
Compratore. E come io ti compererò? Io avrei bisogno d’un precettore per un mio figliuolo, che è bel giovanetto.
Socrate. Io sarei il caso per un bel giovanetto. I’ non amo la bellezza del corpo, ma quella dell’anima. Non temere: nessuno di quelli che giacciono meco sotto lo stesso coltrone ti direbbe cosa disonesta di me.
Compratore. Pare incredibile: tu che ami i giovani, non ti curi più in là dell’anima loro: e li hai in tua balía, e sotto lo stesso coltrone.
Socrate. Oh, te lo giuro pel cane e pel platano: così è.
Compratore. Per Ercole! che nuova razza di Dei.
Socrate. Che dici tu? E non tieni per dio il cane? E non sai che dio è Anubi agli Egiziani? e Sirio in cielo, e Cerbero in inferno?
Compratore. Hai ragione: ho sbagliato io. Ma in che modo tu vivi?
Socrate. Abito una città che m’ho fabbricata io stesso, dove serbo usanze nuove, e vivo secondo leggi fatte da me.
Compratore. Vorrei saper una di coteste leggi.
Socrate. Eccoti la principale ch’io ho fatta intorno alle donne: nessuna è di nessuno particolare, ma di chiunque vorrà mescolarsi con lei.
Compratore. Che diamine dici? abolir le leggi sull’adulterio?
Socrate. Sì, per Giove: e tutte le inezie di simil fatta.
Compratore. E dei giovanetti?