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XIV.

UNA VENDITA DI VITE ALL’INCANTO



Giove. Tu, disponi gli scanni e prepara il luogo agli avventori: tu presenterai ad una ad una le vite che abbiamo a vendere; ma ripuliscile prima, affinchè abbiano buona apparenza ed attirino gente assai. E tu, o Mercurio, fa’ il bando, e chiama col buono augurio i compratori ad entrare in bottega. Per ora metteremo all’incanto queste vite qui, questi filosofi d’ogni specie e d’ogni setta. Chi non ha contanti da sborsare subito, darà mallevadoria, e pagherà l’anno venturo.

Mercurio. È già venuta la folla: bisogna sbrigarci, e non indugiarla. Giove. Dunque vendiamo.

Mercurio. Chi vuoi che esponiamo prima?

Giove. Quel Giono dai lunghi capelli, che m’ha un venerabile aspetto.

Mercurio. Ehi tu, o Pitagora, vieni innanzi, e fatti vedere da questa gente.

Giove. Da’ il bando.

Mercurio. Io vendo la vita ottima, la vita santa: chi la compera? chi vuol essere più che uomo? chi vuol conoscere l’armonia dell’universo, e dopo che è morto risuscitare?

Compratore. Non m’ha cattiva cera: che sa bene egli?

Mercurio. Aritmetica, astronomia, magia, geometria, musica, furfanteria: tu vedi un valentissimo strologo.

Compratore. È lecito d’interrogarlo?

Mercurio. Interrogalo pure.

Compratore. Donde se’ tu?

Pitagora. Di Samo.