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26 intorno la vita e le opere di luciano.

amico di ogni bella azione: ma quando udiamo Aristofane, rappresentante il senno popolare, il quale lo morde perchè negava seriamente gli Dei, Socrate ci pare più uomo perchè commise l’errore di affrettarsi di troppo, e gli Ateniesi più ragionevoli perchè serbavano intatte le loro istituzioni. Dipoi mutarono i tempi ed i costumi: Epicuro potè sicuramente insegnare che gli Dei non si curano delle cose di quaggiù, e i suoi discepoli dicevano più aperto, e pubblicamente nelle piazze discutevano, che gli Dei non esistono, che la provvidenza è un vano nome, che il piacere è il sommo bene dell’uomo. Queste dottrine si sparsero per tutte le classi e nel popolo stesso, il quale non credette più ai suoi iddii patrii, e andò perduto dietro tutte le superstizioni forestiere, e cercò altri iddii, perchè senza iddii non poteva vivere. Le persone colte o d’ingegno svegliato non credettero interamente a nulla, e tennero la religione antica come un’istituzione civile ed un costume che bisognava conservare perchè non v’era di meglio, e non faceva gran male; come una cosa non più divina ma umana; ed infine per la ragione più potente, che ella era unita all’arte e serbava molte bellezze. Insomma sentimento religioso non v’era più, ma bassa superstizione nel popolo, pieno scetticismo negli uomini di conoscenza. La plebe romana come più ignorante della greca, era più superstiziosa, e matta di religioni forestiere: i savi per solo fine politico serbavano l’antica, nella quale non credevano affatto. Quando i Romani liberi credevano negl’iddii, avriano stimato empietà dare ai loro grandi uomini onori divini; ma i Romani servi, irreligiosi e corrotti indiarono i loro imperatori: e l’accorto Tiberio accettò di essere un iddio, non perchè ei si tenesse tale, ma perchè al suo divino onore era congiunta la venerazione del Senato.