Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
310 | dialoghi dei morti. |
Menippo. E per questo mille navi sciolsero da tutta la Grecia, tanti Greci caddero e tanti barbari, e tante città rovinarono?
Mercurio. Ma tu non la vedesti viva, o Menippo, questa donna: avresti detto anche tu che meritamente
Per cotal donna fu sofferto tanto.
Se uno vede fiori secchi e scoloriti, certo gli paion brutti: ma quando han vita e colore ei sono bellissimi.
Menippo. E di questo io mi maraviglio, o Mercurio; come gli Achei non capirono che si affaticavano per cosa che sì breve dura, e presto sfiorisce.
Mercurio. Io non ho tempo di filosofar teco, o Menippo. Onde scegliti qual luogo più t’aggrada, e vi ti adagia: io vado a tragittar altri morti.
19.
Ecco, Protesilao, Menelao e Paride.
Eaco. Perchè ti scagli addosso ad Elena e vuoi soffocarla, o Protesilao?
Protesilao. Perchè per costei, o Eaco, io morii, lasciando la casa fatta a mezzo, e vedova la mia novella sposa.
Eaco. Incolpane Menelao, il quale per cotal donna vi menò a Troia.
Protesilao. Ben dici: deve pagarmela egli.
Menelao. Non io, ma più giustamente Paride; il quale ospitato da me, contro ogni diritto rapì mia moglie, e fuggissene. Egli meriteria d’essere strangolato non solo da te, ma da tutti i Greci ed i Barbari, essendo stato egli la cagione della morte di tanta gente.
Protesilao. Sì, è meglio così. Tu dunque, o malvagio Paride, non mi fuggirai dalle mani.
Paride. Tu se’ ingiusto, o Protesilao, e volerla contro uno che fa l’arte tua, chè i’ sono innamorato come te, e sono soggetto allo stesso Dio. Tu sai che amore è cosa senza volere: