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dialoghi marini. 279

Ella andava ruzzando sulle tue rive, entrava nell’acqua, spesso si lavava, si struggeva di essere teco, e tu la tenevi a badalucco.

Enipeo. E che? E per questo tu dovevi rubarne l’amore, fingerti d’essere Enipeo invece di Nettuno, ed ingannar quella semplice fanciulla di Tiro?

Nettuno. Tardi se’ divenuto geloso, o Enipeo, e prima eri sprezzante. Ma Tiro non ha sofferto alcun male, perchè ha creduto che il suo fiore l’hai tu avuto.

Enipeo. No: chè tu glielo dicesti, andandotene, che eri Nettuno: e di questo ella si è più doluta; ed io sono offeso di questo, che tu t’hai goduto il mio, ed involgendo e nascondendo te e lei in un’onda porporina, t’hai beccata la fanciulla in vece mia.

Nettuno. E sì, perchè tu te ne mostravi svogliato, o Enipeo.


14.

Tritone, Ifianassa, ed altre Nereidi.


Tritone. Quella balena, o Nereidi, che voi mandaste contro Andromeda figliuola di Cefeo, non offese la fanciulla, come credevate, anzi è già morta.

Una Nereide. E chi l’ha morta, o Tritone? Forse Cefeo, che espostale la donzella come èsca, e messosi in agguato con molti suoi, l’ha assalita ed uccisa?

Tritone. No: ma vi ricordate, specialmente tu, o Ifianassa, di Perseo, di quel figliolino di Danae, che con la madre fu messo in una cesta e gittato in mare dall’avolo, e che voi salvaste per la pietà che ne aveste?

Ifianassa. Me ne ricorda, or dev’essere garzone, gagliardo e bello.

Tritone. Egli ha uccisa la balena.

Ifianassa. E perchè, o Tritone? Non doveva rimeritarci così di averlo salvato.