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dialoghi degli dei. 263

poi ogni giorno debbo fare sempre lo stesso. I figliuoli di Alcmena e di Semele, nati di due povere donne, se la godono senza darsi un pensiero: ed io nato di Maia di Atlante, fo il servitore a loro. Ed ecco, ora ritorno da Sidone, dove il Sire mi ha mandato a vedere che faceva la figliuola di Cadmo; e senza darmi un po’ di respiro, mi ha spedito di nuovo in Argo a visitar Danae: e di là, m’ha detto, passando per la Beozia, dà un’occhiata ad Antiope. Io mi sento tutto rotto e stracco: e se potessi, vorrei proprio esser venduto; come su la terra i servi di mala voglia.

Maia. Lascia questo pensiero, o figliuolo: tu se’ giovanetto, e devi fare ogni servigio a tuo padre. Va ora, come egli ti ha commesso, salta in Argo, e poi in Beozia: se tardi, avrai a toccar delle busse; chè chi ama, sdegnasi per nulla.


25.

Giove ed il Sole.


Giove. Che hai fatto, o pessimo dei Titani? Hai distrutto ogni cosa sulla terra, avendo affidato il cocchio ad un giovane sventato, il quale dove fece tutto bruciare abbassandosi di troppo, e dove tutto gelare per freddo, allontanando troppo il fuoco. Ha sconvolto e guasto ogni cosa: e se io, accortomi del fatto, non lo avessi rovesciato col fulmine, non ci saria rimasta degli uomini neppur la semenza. Bel cocchiere ci mandasti a guidare il carro!

Il Sole. Errai, o Giove; ma non isdegnarti meco, se io mi lasciai svolgere alle tante preghiere del mio figliuolo. Come potevo credere che ne nascerebbe tanto male?

Giove. E non sapevi quanta cura ci vuole per questo; e come, se punto s’esce di via, il mondo va sossopra? Non conoscevi la foga dei cavalli, e come si deve rattener con forza le redini? Che se si allenta, vincono il freno subitamente: e così ne portavano costui, or a destra, or a sinistra, or indie-