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dialoghi degli dei. 255

lora raccolsi la fistola, che gli era caduta per la paura. Ma ecco il vostro giudice: andiamo a fargli motto. Salve, o mandriano.

Paride. Salve anche tu, o giovanetto. Chi sei, che qui vieni a noi? E chi sono queste donne che meni? Di così belle non sogliono andare pei monti.

Mercurio. Non sono donne elle, o Paride. Tu vedi Giunone, e Minerva, e Venere, e me che sono Mercurio; e ci ha mandati Giove. Ma perchè tremi e impallidisci? Non temere: non è male alcuno. Ei comanda che tu sia giudice della bellezza loro, e ti dice: Perchè tu sei bello, e sai tutte a dentro le cose d’amore, io affido a te questo giudizio. Saprai il premio di questa lite, leggendo la scritta che è su questo pomo.

Paride. Dammi, vo’ leggerla; dice: La bella l’abbia. E come, o potente Mercurio, potrei io, che sono mortale e boscaiuolo, esser giudice di bellezza sì maravigliosa, che neppur cape nella mente d’un mandriano? Piuttosto i delicati cittadini potriano fare questo giudizio; che io per l’arte mia potrei solo discernere tra capra e capra qual’è la più bella, e tra giovenca e giovenca. Ma queste sono tutte egualmente belle, e non so come spiccar gli occhi da una e riguardarne un’altra: non vorrei staccarmi da colei che prima mi viene veduta, ma vi rimango fiso con gli occhi e con la mente, e la mi pare bellissima; e se trapasso ad un’altra, anche questa è bella, è incantevole, come le altre che le stanno vicino: sicchè da ogni parte elle fioccano bellezze sovra di me, e vorrei come Argo aver occhi per tutto il corpo per rimirarle. Io penso che saria una bella giustizia dare a tutte il pomo. E ci è di più, che costei viene ad essere sorella e moglie a Giove, e queste gli sono figliuole. Anche per questa cagione quanto non è pericoloso il giudizio?

Mercurio. Io non so: ma non si può disubbidire al comando di Giove.

Paride. Di questa sola cosa falle persuase, o Mercurio, che le due vinte non me ne vogliano male, e credano pure che solo gli occhi hanno sbagliato.

Mercurio. Elle dicono che così faranno. Ma attendi ora a fare il giudizio.