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242 dialoghi degli dei.

ebbi ciò fatto, egli si aprì una coscia, e ve lo chiuse per farlo giungere al punto; ed ora entrato nel terzo mese l’ha partorito, ed è sfinito dai dolori.

Nettuno. Ed ora dov’è il fanciullo?

Mercurio. L’ho portato in Nisa, e l’ho dato ad allevare alle Ninfe, e si chiama Dioniso.

Nettuno. Dunque mio fratello è padre e madre di questo Dioniso?

Mercurio. Così pare. Ma lasciami andare a portargli l’acqua per la ferita, e a far le altre faccende d’uso, chè egli è nel puerperio.


10.

Mercurio ed il Sole.


Mercurio. O Sole, Giove dice, non uscirai nè oggi, nè dimani, nè diman l’altro, ma ti rimarrai dentro, e intanto sia una sola notte lunga: onde le Ore sciolgano i cavalli, tu spegni il fuoco, e ripòsati un pezzo.

Il Sole. Tu mi porti nuova e strana ambasciata, o Mercurio. Non mi pare d’aver deviato dal corso, nè guidato il carro oltre i limiti: perchè sdegnasi egli meco, e vuol fare una notte triplice del giorno?

Mercurio. Niente di questo, nè sarà sempre così. Egli ha ora bisogno che ci sia una notte più che lunghissima.

Il Sole. Dove è? e donde ti mandò a me con questa ambasciata?

Mercurio. È in Beozia, o Sole, e stassene con la moglie di Anfitrione, della quale è innamorato fradicio.

Il Sole. E non gli basta una notte?

Mercurio. Altro! Da quel congiungimento dovrà nascere un grande e divino miracolo d’atleta; impastarlo in una notte sola è impossibile.

Il Sole. L’impasti col buon pro. Ma queste cose, o Mercurio, non accadevano quando c’era Saturno (siam fra noi, e