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intorno la vita e le opere di luciano. | 15 |
tiochia e di Alessandria, già metropoli dei regni di Siria e di Egitto, e che a mala pena cedevano a Roma per vastità ed opulenza.
Antiochia, che spesso fa dimora e sedia d’imperatori, popolata di mezzo milione di uomini, ricca delle ricchezze dell’Asia che in essa raccoglievansi, piena di piaceri, di spettacoli, di retori, di filosofi, di giudei, di cristiani, di sacerdoti della dea Siria, era la città più molle e voluttuosa dell’oriente. I suoi abitatori, come tutti i cittadini delle città popolose, arguti e beffardi ridevano del pudore, della vecchiaia, di tutto, non avevano altro scopo ed altra religione che il piacere, ed alla stemperatezza degli Asiani univano il gusto dei Greci. Cinque miglia distante da Antiochia e in un gran bosco di lauri e di cipressi era il famoso tempio di Apollo, e pressogli il villaggio di Dafne nel bosco. Il tempio era ricco di oro, di gemme e delle opere dei greci artefici: la statua del dio era colossale. Come in Delfo, vi era una fonte detta Castalia, le cui acque si credevano profetiche: v’era uno stadio, dove ogni cinque anni si celebravano giuochi olimpici con profusissime spese e grande concorso di gente, che dalle più lontane contradevi accorrevano continuamente: e quivi tra le ombre di quei boschetti irrigati da mille freschi ruscelli e in quell’aere profumato, celebravano tutti i misteri del piacere.1
Alessandria è dipinta dall’imperatore Adriano in una lettera a Serviano suo cognato, la quale è giunta sino a noi. «Qui ho trovata una gente leggiera, capricciosa, voltabile come il vento. Gli adoratori di Serapide sono cristiani, e quei che si dicon vescovi di Cristo adoran Serapide: i capi della Sinagoga, i Sa-
- ↑ Un simile bosco circondava il tempio di Venere in Gnido, ed è descritto negli Amori tra le opere di Luciano.