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180 il sogno.

potente, sempre a riverire chi sa parlare; vivrai la vita del lepre, e sarai boccone del più forte. E se pure divenissi un Fidia o un Policleto, e facessi molte opere stupende, l’arte loderebbero tutti, ma nessun uomo di senno che le vedesse, vorrebbe esser simile a te: chè per miracoli che tu facessi, saresti tenuto sempre un artefice, un manuale, uno che vive delle sue braccia. Ma se ti affidi a me, io primamente ti mostrerò molte opere degli antichi uomini, e i loro fatti maravigliosi, e recitandoti i loro scritti, ti farò, per così dire, conoscere tutte le cose. L’anima tua, che è sì nobil parte di te, io adornerò di molti e belli ornamenti: la temperanza, la giustizia, la pietà, la mansuetudine, la modestia, la prudenza, la costanza, l’amore del bello, il desiderio dell’onesto: chè questi sono i veri e incorruttibili ornamenti dell’anima. Non ti sfuggirà nulla del passato, nulla che al presente convien fare, e con me prevederai anche il futuro: insomma tosto io t’insegnerò tutte le cose divine e le umane. E tu ora poveretto, e figliuolo d’un tale, e che consultavi non so che intorno ad un’arte così ignobile, tu in breve sarai da tutti invidiato, onorato, lodato, pregiato per il tuo valore, riguardato dai nobili e dai ricchi, rivestito di questa veste (e mi mostrò la sua che era splendidissima), creduto degno dei primi uffizi e dei primi seggi. E se anderai in altri paesi, non vi sarai nè sconosciuto nè oscuro, chè io ti darò tanto lustro, che chiunque ti vedrà, scotendo il vicino e mostrando te a dito, dirà: Questi è colui. Se accaderà qualche grave caso o agli amici o alla città tuttaquanta, in te riguarderanno tutti: e dove tu parlerai, tutti ti ascolteranno a bocca aperta, ammirandoti, e dicendo: beato lui che parla con tanta facondia, e beato il padre che l’ha generato. Si dice che alcuni di uomini diventano iddii: ebbene, tale io ti renderò: chè quando uscirai di vita, non cesserai di startene coi savi, e converserai con gli uomini migliori. Vedi Demostene di chi era figliuolo, e chi lo feci io divenire? Vedi Eschine, figliuolo d’una sonatrice di tamburello, quanto fu carezzato da Filippo per amor mio! E Socrate stesso, allevato dalla Scultura, e poi, veduto il suo meglio, lasciatala, e venuto nelle braccia mie, quanto è celebrato nel mondo! Or tu lasciando da banda tanti e tal-mini, ed