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152 intorno la vita e le opere di luciano.

dello scritto, e la forma, e la lingua, io non dubito che sia genuino. Luciano compose questo scritto quando era già provetto negli anni, e dopo la morte di Marco Aurelio, perchè dice che Alessandro mandò un suo oracolo in Roma mentre ardeva la guerra di Germania, e il divo Marco era alle mani coi Quadi e coi Marcomanni. Or l’epiteto divo si dava solamente agl’imperatori già morti: ed alla morte di Marco era Luciano, se non vecchio, molto attempato. Ma i fatti che egli narra, avvennero quand’egli era nel vigore degli anni, e famoso, e aveva suo padre (cap. 56), ed era pieno di baldanza giovanile, sì che non seppe ridere dell’impostore, e volle irritarlo. Egli si scusa di scrivere la vita di costui, che avria dovuto essere dimenticato, o gittate alle fiere, dicendo di fare il volere dell’amico, ed allegando l’esempio di Arriano, discepolo di Epitteto, prode capitano ed isterico, il quale scrisse la vita di un Tilliboro ladrone. Ed Arriano, governatore della Cappadocia, forse fu quell’amico che gli diede i due soldati che lo salvarono, quand’egli morse la mano al profeta. Tutta la vita di questo furbo, dalla sua fanciullezza, è narrata con molti e minuti particolari, che Luciano sapeva solamente per fama, e forse potè esagerarli per odio. Ognicosa è dipinto al vivo: la persona bellissima, l’ingegno ardito, le prime furfanterie della giovanezza, il disegno di stabilire un oracolo, tutta quella commedia onde l’oracolo fu stabilito, i prodigi che faceva il nuovo iddio, le risposte che dava, la celebrazione de’ misteri, nei quali Alessandro faceva da ierofante e da Adone, e la moglie di un procuratore faceva da Venere, e quei mascalzoni di Paflagoni fetenti d’aglio, che gli facevano coro, e gridavano: viva Alessandro! tutto è descritto mirabilmente. Il carattere di Rutiliano è forse più importante del carattere di Alessandro stesso; perchè, essendo dipinto