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136 intorno la vita e le opere di luciano.

volare dal rogo in forma di colomba: e che però Luciano disse per beffa che l’anima di Peregrino volò dal rogo in forma di corvo. Sospetto ingiusto, senza fondamento, e quasi puerile, venutogli unicamente da quel corvo che gli parve scambiato con la colomba. Luciano non aveva ragione di nascondere e mentire nome, luogo, persone, e tutte le circostanze del fatto; egli che non suole risparmiare nessuno e non aver riguardi per nessuno, avrebbe egli parlato con lontane allegorie di un povero cristiano perseguitato e giustiziato, se egli fosse stato sì vile da infamarlo e beffarlo? Rigettato questo sospetto, e stabilito che Peregrino non fu altro che Peregrino, si cerca di sapere se fu veramente un tristo, se ei fu calunniato. Di lui parlano A. Gellio, Atenagora, Tertulliano, Ammiano Marcellino: i pagani ne dicono gran male, i cristiani gran bene, e lo annoverano tra i martiri. Senza entrare molto in questa discussione, che forse è inutile; e considerando che lo zelo religioso, come ogni amore di parte, ci guasta il giudizio e ci fa credere buoni tutti quelli che sentono come noi, e malvagi tutti quelli che sentono diversamente da noi, possiamo dire che i pagani riguardavano in Peregrino le azioni della vita e lo vituperavano, i cristiani la sola fede e lo lodavano a cielo: ed in quest’opera noi troviamo che ei fu malvagio e cristiano, qualità che possono stare insieme benissimo, perchè la fede non ha che fare con la morale, ed oggi il mondo è pieno di malvagi cristiani. Ma nessuno degli scrittori sì pagani che cristiani, dice con tante particolarità: io con gli occhi miei l’ho veduto morire; però Luciano merita più fede, voglio dir solamente per la morte. Ora chi sceglie quel genere di morte, che non è nè savia nè cristiana; chi ha il soprannome di Proteo, perchè mutossi in mille guise; chi da vecchio muore a quel modo,