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120 intorno la vita e le opere di luciano.

ferro rovente. La pruova sarà questa, dice la Filosofia. Presenta oro, gloria, piaceri: se vi guardano senza curarsene, sono veri figliuoli d’aquila: se vi fan l’occhio d’amore, sono bastardi. Questa pruova è facilissima, e possiamo cominciarla da qui, dice Parlachiaro. Sacerdotessa, dammi la canna del pescatore, e un po’ d’oro, e fichisecchi per inescar l’amo: caliamolo in mezzo la piazza: ve’, ve’ quanti pesci vi corrono: eccone uno preso: è tua questa bestia, o Diogene? e quest’altra, o Platone? e questa, o Crisippo? Noi non li conosciamo. Dunque giù dalla rocca. Dopo questa pesca piacevolissima, la Filosofia dice a Luciano: Vattene pel mondo con la Pruova, e corona o marchia come t’ho detto.

Questo dialogo è un vero dramma, ha movimento ed azione più di tutti gli altri, e si potrebbe proprio rappresentare. I motti, i frizzi, le piacevolezze sono versate a larga mano, e non ti stancano, anzi ti rallegrano sino all’ultimo. Vendere i filosofi è un’acre beffa certamente, ma almeno i venduti sono considerati come persone, e non perdono la loro qualità umana; ma pescarli nella piazza di Atene è una terribile satira, è considerarli come le ultime delle bestie che non hanno neppur voce. Luciano ha un giusto sentimento di sè stesso, assume l’ufficio di frustare gl’impostori, e lo adempie mirabilmente con una fantasia, un ardire e con un senno insieme ed un’arte che ha pochi pari, e che dimostra un grande ed originale scrittore. Non è un argomento per negare che questi dialoghi sieno di Luciano il dire che egli nella Vendita fa quello strazio dei grandi filosofi antichi, e nel Pescatore si scusa, e dice che egli intende parlare dei cattivi, non dei buoni. Innanzi abbiamo mostrato qual è il vero concetto dell’artista, e come s’ha ad intendere: ora aggiungiamo che nel Pescatore queste scuse non ci sono, ei non si pente,