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intorno la vita e le opere di luciano. 101

filosofo si loda la filosofia con ardore di affetto giovanile, e si leva a cielo con le più alte parole. Il concetto di questo dialogo è tutto filosofico, l’unico sentimento che vi domina è l’ammirazione per la filosofia e pel filosofo: non v’è neppure ombra di satira, per modo che anche dove discorrendosi dei vizi e del lusso dei Romani si potrebbe gettar qualche motto e lo scrittore rivelarsi, il biasimo è serio, non piacevole. Nè le scuse che si fanno prima di riferire il ragionamento, mi paiono fatte per beffare i retori, soliti a parlare con tali aggiramenti; che nè beffa nè malizia alcuna io vedo in questo scritto, ma soltanto ammirazione. Sebbene questo dialogo sia preceduto da una breve lettera di Luciano a Nigrino, e gl’interlocutori sieno Luciano ed un suo amico, pure molti interpetri hanno negato che sia genuino, ed altri dicono che potè essere scritto da Luciano giovane. Che sia lavoro d’un giovane pare allo stile pieno di una certa baldanza, all’affetto, alle immagini, al tuono declamatorio, a tutto insomma il tenore del dialogo: ma che questo giovane sia Luciano non pare certo. Chi è arguto e motteggiatore, anche da giovane motteggia; perchè piacevolezza è natura, non istudio; apparisce spontanea, non s’apprende: ed in ogni giovane s’intravede sempre l’uomo maturo. Chi uomo nega ogni cosa, giovane ha dovuto dubitare di molte cose; ed un intelletto dubitante è sempre independente, e non si abbandona alla lode ed all’ammirazione smoderata. Luciano giovane poteva benissimo amare ed ammirare Nigrino, come amò e rispettò Demonatte, ma parlarne a quel modo non poteva, come a me pare; ripugna alla sua natura, a quella intelligenza, a quel suo senso retto col quale conobbe in che stato era la scienza e l’impostura dei filosofi, e non pregiò altro che una realtà della vita. Luciano avrebbe ammirato meno, lodato meglio: il con-