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DIALOGO TERZO. 49

propiamente come essere addormentato in un piacevolissimo sonno. Perchè, se bene non ho saputo tanto quanto io sapeva quando io era uomo, io non ho anche tanto temuto.

Ulisse.
Oh che tu sei forse uno animale che non temi, eh?
Lepre.
Non di quegli de la mia spezie medesima, come voi; che è quel che mi basta: de l'altre cose curo io poco, pensando che non vi sia riparo; come fate ancor voi de l'ira

de gli Dei.

Ulisse.
Bene è vero che in tutti cotesti stati sono cotesti affanni che tu di’, e forse molti più. Ma i piaceri poi che vi sono, tu non ne ragioni nulla.
Lepre.
E che piacere hanno gli uomini in qualsivoglia stato, che non sia maggiore al fine il dolore che ti arrecano, che il diletto? Non sai tu, che quel nostro Poeta greco antichissimo diceva che il piacere che si trovava al mondo non era il vero Piacere, ma era il Dolore vestito de’suoi panni?
Ulisse.
E come lo dimostrava questo?
Lepre.
Diceva che quando e’ fu aperto il vaso che arrecò in terra Pandora, donde usciron tutti i mali e tutte le miserie umane, che ne usci ancora il Piacere. E andatosene per il mondo, cominciò ad allettare gli uomini, in modo che cominciarono di tal maniera a seguitarlo, che nessuno ne andava più al cielo. Per la qual cosa Giove pensò di levarlo di terra e ridurlo in cielo; e mandò le nove Muse per lui, le quali con la loro armonia lo ritirarono in cielo; facendolo però lasciare prima la sua veste in terra, perchè in cielo non va se non cose pure, e spogliate d’ogni ornamento corruttibile. Il Dolore in questo mentre essendo discacciato da ognuno, andandosene errando per il mondo, trovò questa veste; e pensando che se egli si vestiva di quella, egli non sarebbe cosi scacciato, non essendo conosciuto, se la messe indosso; e così sempre dipoi è ito per il mondo vestito de' panni del Piacere, ingannando continuamente gli uomini.
Ulisse.
E che voleva ei significar per questo?
Lepre.
Che tutte le cose le quali gli uomini piglian per diletto, arrecano loro dolore. E questo è perchè 'l piacere