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DIALOGO PRIMO
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ULISSE, CIRCE, OSTRICA E TALPA.
- Ulisse.
- Ancora che l'amore che tu mi porti, famosissima Circe, e le infinite cortesie che io a tutte l'ore ricevo da te, siano cagiono che io mi stia volentieri teco in questa tua bella ed amena isoletta; lo amore de la patria, e il desiderio di rivedere dopo si lunga peregrinazione i miei carissimi amici, mi sollecitano continuamente al partirmi da te, e ritornare a le mie case. Ma innanzi che io mi parta, vorrei sapere se in fra questi che sono stati da te trasmutati in Lioni, Lupi, Orsi ed altre fiere, ci è alcuno Greco.
- Circe.
- Assai ce ne sono, Ulisse mio carissimo: ma perchè me ne domandi tu?
- Ulisse.
- Posiamoci a sedere in su questo scoglio, dove è la vista de le varie onde del mare, e la piacevolezza dei dolci venti che, trapassando fra tante piante odorifere, soavemente spirano, ci renderanno il ragionare insieme molto più dilettevole, ed io te lo dirò.
- Circe.
- Facciamo quel che tu vuoi; chè io non desidero altro che compiacerti.
- Ulisse.
- La cagione per la quale io t'ho domandato, bellissima Circe, se in fra questi che sono stati da te tramutati in fiere, ci è nessuno Greco, si è, perchè io desiderrei di impetrare (con i prieghi miei) da te, che e' sieno restituiti nel loro essere umano, e potergli rimenare meco a le case loro.
- Circe.
- E perchè desideri tu questo?