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ARGOMENTO.


Ritornandosene Ulisse dopo la guerra di Troja in Grecia sua patria, ed essendo da i venti contrarj a la sua navigazione sospinto in molti varj e diversi paesi, arrivò finalmente all’Isola di Circe, e da lei fu benignissimamente ricevuto; dove essendo, per le molte cortesie fattegli da lei, alcun tempo dimorato, desiderando di rivedere la sua patria, le domanda licenzia di partirsi; e insieme, che ella faccia tornare in uomini tutti i Greci che erano stati da lei trasmutati in varj animali, e si ritruovano quivi, acciocchè egli potessi rimenargli seco a le case loro. Concedegli Circe questa grazia, ma con questi patti: che quegli solamente che vogliono, ottenghino da lui questo, e gli altri al rimanghino a finire quivi così in corpi di fiere la vita loro; e perchè egli possa saper questo da loro, concede il poter favellare a ciascheduno come quando egli era uomo.

Cerca Ulisse per tutta l’Isola, e parla con molti, i quali per varie cagioni si voglion piuttosto stare in quello stato, che tornare uomini. Finalmente ritruova uno, che, considerando bene la grandezza de l’uomo, e quanto egli sia, mediante l’intelletto, più nobile di ciascuno altro animale, desidera di ritornare uomo come egli era. Onde restituito da Ulisse nel primo esser suo (avendo prima, come è propio de l’uomo, riconosciuto e renduto grazie a Iddio optimo e grandissimo del tutto), si ritornano insieme allegramente a la patria loro.