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come sfere, non è nè ragione né autorità che a creder ci persuada; anzi essendo dal Poeta stesso chiamate sfere, come nell’ultimo Canto:


Tu hai i piedi in su picciola sfera,
Che l’altra faccia fa della Giudecca;


non è privo di temerità il voler dire che avesser forma di macine, quasi che a un ingegno qual era quello di Dante fossero mancate parole da esprimere il suo concetto.

Restaci da vedere finalmente del cammino avuto per i cerchi, cioè se fu sulla destra, come afferma il Vellutello, o pur sulla sinistra mano, come vuole il Manetti; nel che doviamo pur credere ad esso Manetti avendo in suo favore molte autorità del Poeta, che ci dichiarano che camminando teneva la sinistra verso il mezzo e vano dei cerchi, ed essendosi il Vellutello mosso a creder il contrario solamente per alcuni versi del Poeta, i quali ancora, e meglio, si possono esporre in favor del Manetti, e son questi nel quattordicesimo:


Ed egli a me: Tu sai che ’l luogo è tondo,
E tutto che tu sii venuto molto
Pur a sinistra giù calando al fondo ec.


De i quali versi se congiungeremo quelle parole pur a sinistra con le superiori, dicendo E tutto che tu sia venuto molto pur a sinistra, facendo la posa a mezzo l’ultimo verso, faranno per l’opinione del Vellutello; ma se faremo la posa nel fine del secondo verso, congiungendo le parole pur a sinistra con le seguenti in questo modo: Pur a sinistra giù calando al fondo, favoriranno l’opinione del Manetti. Ora in una esposizione incerta chi non stimerà esser meglio fare la posa nel fine, che nel mezzo del verso? Ma lasciando i luoghi dubbiosi, veggiamo i chiari e manifesti che alla mente del Manetti si accostano.