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esercizio i primi ingegni d'Europa; tra' quali il Sig.r Galileo, con tutto che per una lunga e pericolosa malattia, ch'ebbe in quel tempo, poco potesse osservarla, a richiesta però del Ser.mo Leopoldo Arciduca d'Austria, che trovandosi allora in Firenze volle onorarlo con la propria persona visitandolo sino al letto, vi fece intorno particolar reflessione, conferendo alli amici i suoi sentimenti sopra questa materia: onde il Sig.r Mario Guiducci, uno de' suoi parzialissimi, compilando intorno a ciò l'opinioni delli antichi filosofi e moderni astronomi e le probabili conietture che sovvennero al Sig.r Galileo, scrisse quel dottissimo Discorso delle Comete che fu impresso in Firenze nel 1619, dove reprovando tra l'altre alcune opinioni del Matematico del Collegio Romano , poco avanti promulgate in una disputa astronomica sopra le dette comete, diede con esso occasione a tutte le controversie che nacquero in tal proposito, e di più a tutte le male sodisfazioni che il Sig.r Galileo da quell'ora sino alli ultimi giorni con eterna persecuzione ricevé in ogni sua azione e discorso. Poi che il suddetto Matematico, offendendosi fuor del dovere e contro l'obligo di filosofo che le sue proposizioni non fossero ammesse senz'altro esame per infallibili e vere, o pure anche invidiando alla novità de' concetti così dottamente spiegati nel sopradetto Discorso delle Comete, indi a poco publicò una certa sua Libra astronomica e filosofica, mascherata con finto nome di Lotario Sarsio Sigensano, nella quale trattando con termini poco discreti il Sig.r Mario Guiducci e con molesti punture il Sig.r Galileo, necessitò questo a rispondere col suo Saggiatore, scritto in forma di lettera al Sig.r D. Virginio Cesarini, stampato in Roma nel 1623 dalli Accademici Lincei e dedicato al Sommo Pontefice Urbano Ottavo; per la qual opera chiaramente si scorge, quanto