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poesie. 293

Volgiti a quel felice tempo antico,
     Privo d’ogni malizia e d’ogn’inganno,
     54Ch’ebbe sì la natura e il cielo amico;
E troverai che tutto quanto l’anno
     Andava ignudo ognun picciol e grande,
     57Come dicono i libri che lo sanno.
Non ch’altro, e’ non portavan le mutande,
     Ma quanto era in altrui di buono o bello
     60Stava scoperto da tutte le bande.
E così ognuno a voler di cervello,
     Coloriva e incarnava il suo disegno,
     63Secondo che gettava il suo pennello;
Nè bisognava affaticar l’ingegno
     A strologar per via d’architettura,
     66O indovinar da qualche contrassegno:
Non occorreva andar per conjettura,
     Perchè la roba stava in sulla mostra,
     69E si vendeva a peso ed a misura.
E questa è la ragion che ci dimostra
     Che allor non eran gl’inconvenïenti,
     72Che si veggion seguire all’età nostra.
Quella sposa si duol co’ suoi parenti,
     Perchè lo sposo è troppo mal fornito,
     75E non ci vuole star sotto altrimenti;
Ma dice che ci piglierà partito,
     E che le han dato colui a malizia,
     78Tal ch’egli è forza cambiarle marito.
Un poi, che di ben sodi ha gran dovizia,
     Talor dà in una, ch’ha sì poca entrata,
     81Che non v’è da ripor la masserizia.
Così resta la sposa sconsolata;
     Gli è ver che questo non avvien sì spesso;
     84Pur di queste qualcuna s’è trovata.