Quando il mesto corteo giunse alla tenda
Del pensoso Giobbide: una leggiadra
Tenda, asilo d’amor, dalle paterne 915Case lontana e tutta intorno cinta
Di verdi ombre e di fiori. In molli strati
Poser l’egra a giacere; ad uno ad uno
Dileguaronsi i prodi; a custodirla
Chiamò Chèdar le ancelle; ei su la porta 920Come stanco leon vigile stette.
L’opra udita del figlio, a lui sen venne
Ch’alto era il sole il genitor pietoso
E il buon Zare con lui; vennero anch’essi
Richiamati da’ campi Efa ed Elei, 925Jètur, Mèdan e Misma (erano questi
Del glorioso archimandrita i figli,
Prole cara al Signor); ma della casa
Stette Oleila a custodia e restâr seco
Le tre vergini figlie. Ignara affatto 930Del caso ell’era, poi che il buon marito
Occulto gliel’avea con pia menzogna;
Ma in una vaga trepidanza incerta
Fluttuava: dai soliti lavori
Svolgea spesso il pensiere; ad ogni suono 935Balzava ansia; correva al limitare,
Tendeva il dubitoso occhio al sentiero
Che fra’ campi s’apría: già che l’assenza