860Della beltà balzar non temo all’armi.
E proruppe, all’immane arco incoccando
Un aligero stral. Mischiansi i prodi
Con selvatiche strida, e al vespertino
Baglior sembran fantasmi; urli e suon d’armi 865Echeggiano le valli erme, e contrita
Rauca geme tra fiere ugne la morte.
Alfin vennero a fronte i due rivali,
E avvisaronsi a un tratto, ancor che lunghe
Fosser già l’ombre intorno: amor con dolce 870Raggio facea dell’un chiaro lo sguardo,
Porgea lume coi verdi occhi a quell’altro
Il dispetto. Vibrò Colèiba il primo
La grave asta e con tale impeto ed ira
Che trabocco. Gli si disserra sopra 875Com’acre astòre il cavalier nemico,
Ma quel già sorto in piè, con fronte altera
Corregli incontro, e fulmina la lancia
Furioso ululando. Il colpo schiva
Con salto obliquo il buon Giobbide, avventa 880La ferrata zagaglia, e dove al tronco
S’innesta il collo, e un gemino sentiero
Quinci all’aria dischiude e quindi al cibo,
Là il nemico feri. Cadde il superbo
Con feroce singulto, e gorgogliando 885Gli escía lo spirto e in un di Zilpa il nome.