Di virtù, di candor bella e d’ardire, 835Soletta incontro al masnadier si fece.
Stupi il fiero a tal vista; e poi che vani
Provò gli allettamenti e le minacce,
D’ira cieco e d’amor su lei s’avventa
Bramoso a un tempo di baci e di sangue. 840Com’aquila ferita al suol protesa
Rota intorno il feroce occhio, cercando
Le note altezze e il derelitto nido,
Agita le gagliarde ali, rabbuffa
Le penne, il collo inarca, e il rostro vibra; 845Impavida così, ben che percossa
Dal rapace amator, si dibattea
La vergine superba, e di sprezzosi
Sguardi si facea scudo, arma dei denti,
Quando Chèdar sorvenne, o che le tracce 850Di Colèiba seguisse, o amore o caso
Con gli amici più fidi ivi il traesse.
Alla vista di Zilpa arse il geloso
Petto di sdegno e di pietà; si volse
Allo stuol de’ seguaci, e: Sarà nostra, 855Disse, o noi della morte. I fianchi strinse
Al buon destriero, ed agitò la lancia.
Gloria di Dio, Colèiba urlò, sorgendo
Siccome nembo autunnal, chi ardisce
Profanar l’ora dell’amor? Dal grembo