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34 Il Giobbe

     Sopra un fulvo camello, i polsi adorna
     D’auree smaniglie, il collo di monili.
     585Siede la giovinetta; e se tu miri
     Le sue splendide fogge, ad orgoglioso
     Pavoncello l’assembri, ove dal sommo
     D’un albero frondoso o d’un colmigno
     Le varianti piume iridi al sole;
     590Ma se guardi alla sua fronte modesta
     E al volger dei soavi occhi d’amore,
     Ti correrà al pensier tosto una bruna
     Colombella silvestre allor che porta
     Un trepido fuscello al primo nido.
595Viene Asbèle con essi, alma ferrigna,
     Condottier dei Sebiti; e quindi e quinci
     D’ambedue le tribù scorta commista
     Di baldi arcieri, a cui dentro i turcassi
     Tintinnano le frecce. Di lunga fila
     600Seguono al fin gl’in faticosi e parchi
     Camelli, e in arco ripiegato il collo
     Su la gemina gobba, il serpentino
     Capo e le doppie palpebre sollevano
     Con dolce e paziente atto a la voce
     605Del guidator che li precorre, e ansante
     Mormora una monotona canzone
     Che dell’andare e del restar dà segno.
Non appena alle case alte di Giobbe