Sopra un fulvo camello, i polsi adorna
D’auree smaniglie, il collo di monili. 585Siede la giovinetta; e se tu miri
Le sue splendide fogge, ad orgoglioso
Pavoncello l’assembri, ove dal sommo
D’un albero frondoso o d’un colmigno
Le varianti piume iridi al sole; 590Ma se guardi alla sua fronte modesta
E al volger dei soavi occhi d’amore,
Ti correrà al pensier tosto una bruna
Colombella silvestre allor che porta
Un trepido fuscello al primo nido. 595Viene Asbèle con essi, alma ferrigna,
Condottier dei Sebiti; e quindi e quinci
D’ambedue le tribù scorta commista
Di baldi arcieri, a cui dentro i turcassi
Tintinnano le frecce. Di lunga fila 600Seguono al fin gl’in faticosi e parchi
Camelli, e in arco ripiegato il collo
Su la gemina gobba, il serpentino
Capo e le doppie palpebre sollevano
Con dolce e paziente atto a la voce 605Del guidator che li precorre, e ansante
Mormora una monotona canzone
Che dell’andare e del restar dà segno.
Non appena alle case alte di Giobbe